L’Isterico a Metano
Fantaromanzo giovane e sinergico
di Filippo e Pietro Scòzzari
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Du’ righe introduttive
Ecco resuscitato, dopo un ventennio, il testo
in origine pubblicato da Mondadori nella sua collana Strade Blu (1999). Le cose, dietro le quinte, andarono così: dopo aver scritto il
libro, lo passai a zio Filippo che, come sempre, ci scaracchiò sopra dicendomi: Che cos’è, una commedia all’italiana?
Poi il fato volle che, pochi giorni dopo lo scaracchio, ancora fresco sulla copertina del mio manoscritto, Edoardo Brugnatelli-sama, sommo editor mondadoriano, uomo di buon gusto e di buone letture, chiamò zio, chiedendogli: Hai qualcosa per me?
Zio rispose: Certo.
Zio si piegò a riccio, per quattro mesi, sul mio testo. Con lo scalpello lo trasformò in un’opera rococò e la consegnò a Mondadori. Senza farmi prima vedere il risultato, come nel più collaudato stile ziesco.
Stampato, il libro uscì a nome filippo SCÒZZARI & nipote. Il mio nome di battesimo, per il quale nonno Pietro tanto si era dato da fare (da bravo siciliano aveva voluto perpetuare specie e nome), non serviva, almeno per i libri Mondadori. Quello di zio, ben più quotato, serviva.
Brugnatelli definì il libro addirittura manifesto, e come tale avrebbe dovuto diventare almeno un best seller e dare vita a un paio di nuove religioni sanguinarie. All’atto pratico, però - zero promozione, se non un paio di brevi interviste presso radio condominiali -, vendette solo qualche migliaio di copie, per poi scomparire nel marasma di carta delle librerie, quindi uscire dalla produzione e andare al macero (poveri, innocenti alberi).
Certo è che la notte in cui arrivarono le prime copie stampate alla libreria di via dei Mille a Bologna, e io vidi una torre quasi asinella di mortadelle (la copertina originaria scelta da Mondadori), arrossii di brutto. Da buon bolognese, la mortadella mi è sempre piaciuta di brutto.
Poi il fato volle che, pochi giorni dopo lo scaracchio, ancora fresco sulla copertina del mio manoscritto, Edoardo Brugnatelli-sama, sommo editor mondadoriano, uomo di buon gusto e di buone letture, chiamò zio, chiedendogli: Hai qualcosa per me?
Zio rispose: Certo.
Zio si piegò a riccio, per quattro mesi, sul mio testo. Con lo scalpello lo trasformò in un’opera rococò e la consegnò a Mondadori. Senza farmi prima vedere il risultato, come nel più collaudato stile ziesco.
Stampato, il libro uscì a nome filippo SCÒZZARI & nipote. Il mio nome di battesimo, per il quale nonno Pietro tanto si era dato da fare (da bravo siciliano aveva voluto perpetuare specie e nome), non serviva, almeno per i libri Mondadori. Quello di zio, ben più quotato, serviva.
Brugnatelli definì il libro addirittura manifesto, e come tale avrebbe dovuto diventare almeno un best seller e dare vita a un paio di nuove religioni sanguinarie. All’atto pratico, però - zero promozione, se non un paio di brevi interviste presso radio condominiali -, vendette solo qualche migliaio di copie, per poi scomparire nel marasma di carta delle librerie, quindi uscire dalla produzione e andare al macero (poveri, innocenti alberi).
Certo è che la notte in cui arrivarono le prime copie stampate alla libreria di via dei Mille a Bologna, e io vidi una torre quasi asinella di mortadelle (la copertina originaria scelta da Mondadori), arrossii di brutto. Da buon bolognese, la mortadella mi è sempre piaciuta di brutto.
Pietro Scòzzari
Okinawa, anno pestis cinensis 2020
“Lasciate
ogni speranza di eticamente/politicamente corretto, o voi ch’entrate.”
Una
dovuta nota per i lettori di oggi, che non hanno mai avuto prima L’Isterico a Metano fra le mani. Sono
passati vent’anni dalla stesura del libro, dunque oggi molti riferimenti agli
anni Novanta sapranno di modernariato. I più giovani fra voi non coglieranno
certi riferimenti, trovandoli come allucinazioni di due tossici emiliani che
parlano agli/degli alieni. Un certo aroma di dichiarata scorrettezza sociale
pervade le avventure di Vanes/Leonardo, il protagonista ai limiti del
bipolarismo. Egli incarna lo spirito di quell’epoca, quando ancora le cose, per
non citare le persone, avevano nomi e soprannomi volutamente indelicati. Da lì
a poco sarebbe arrivato l’immenso Borat, no
surprise.
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L'interessante avventura del dopo-Mondadori attraverso il mondo parallelo di BookCrossing: